Una storia speciale per la Festa della Donna 2022
L’Arca di Leonardo celebra la Festa della Donna con il racconto di forza e coraggio della volontaria Luisa.
Scopri la sua storia, leggi la news!
Oggi l’Arca celebra tutte le donne e, in particolare, quelle che sono salite a “bordo”, alcune per donare il proprio tempo ad anziani e ragazzi realizzando progetti meravigliosi all’insegna dello svago, altre per aiutare dietro le quinte nelle attività gestionali della nostra associazione permettendoci di continuare a navigare.
In questo giorno speciale vogliamo dare voce ad un femminile unico che da pochi giorni si è unita all’ Arca, Luisa Wiederhoffer, che, a prescindere dalla sua età anagrafica, ha quell’entusiasmo e quella forza di combattere per ciò che fa bene al Mondo: prendersi cura gli uni degli altri.
Federica Pizzaballa, una delle nostre volontarie, è stata accolta da Luisa a casa sua per una breve intervista accompagnata da un ottimo caffè e dei golosissimi biscottini.
“Luisa il tuo viaggio prima di arrivare in Arca quale è stato?”
La mia vita sino ad oggi è stata una fiaba, dove la protagonista ero io. Con sano egoismo ho preso amore da tutte le persone che ho conosciuto e con generosità l’ho moltiplicato e distribuito.
L’amore credo debba essere come un lungo fiume che scorre tra le persone, non va trattenuto, non va negato, bisogna tuffarsi e navigarci dentro prima che arrivi all’oceano.
La mia storia inizia a Fiume, dove da bambina ho sofferto la paura dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale; ho ancora impresse nella memoria le sirene che ci allertavano dell’arrivo di Pippo (il caccia bombardiere), l’angoscia della mamma che non riusciva a trascinare con noi mia sorella più grande e del babbo che essendo pompiere doveva correre in servizio.
La Forza di Luisa è d’ispirazione per la Festa della Donna
Essermi salvata mi ha dato la forza e il coraggio di vivere da cui attingo ancora oggi per cavalcare le onde della vita.
Quel coraggio mi ha dato la forza per accettare di lasciare la mia terra natale e trasferirmi come profuga a Venezia, grazie a quella forza, che in quegli anni amorevolmente i miei genitori hanno alimentato, sono riuscita a viaggiare da Fiume all’Italia in condizioni disumane e stare nei primi mesi a Venezia in un campo profughi, Marco Foscarini, un grande stanzone dove le pareti erano fatte di coperte per creare un po’ di intimità tra le famiglie.
Dopo ogni tempesta arriva il sole e Venezia mi ha regalato un fratello maschio, nutrendo anche l’orgoglio del mio papà che da molto tempo lo attendeva.
E dopo la tempesta, arriva sempre il sole
Come da “tradizione” più in là negli anni mi sono sposata con un veneziano; ho amato molto il mio splendido marito, ma non ci ho pensato due volte a lasciarlo quando ha “passato il segno”, ferendomi con atteggiamenti non rispettosi verso il mio femminile.
Lasciare un uomo non significa non amarlo più, nel mio caso è stato un gesto di maggior amore verso me stessa. L’amore è un’energia potentissima che non si può ignorare e per questo, trascorsi gli anni separati, dondolandoci tra l’amore e l’odio, l’amore si è palesato nel nostro secondo matrimonio, un’unione più consapevole e forte della prima.
La mia fiaba come tutte quelle che si rispettano mi ha vista protagonista non solo come amante, ma anche come madre di due meravigliose ragazze che sono la cosa più bella che ho fatto con un uomo.
Oggi mi guardo alle spalle e mi chiedo: cosa chiedere alla vita in più? La risposta è rimasta sospesa nell’aria con la convinzione che la vita mi avrebbe reso ancora felice e mi avrebbe nuovamente stupita.
“Luisa cosa ti ha spinto ad entrare in Arca?”
La casualità degli eventi che fanno parte del vivere quotidiano: non avevo mai pensato di fare la volontaria nonostante abbia trascorso gran parte della mia vita a dedicarmi agli altri e non solo come madre e sorella, è stato il mio medico di base a suggerirmelo come medicina per ritrovare le mie energie combattive.
Da diverso tempo avvertivo un senso di solitudine che mi ha portata a chiudermi e a vivere solo per me creandomi un malessere latente perché io sono sempre stata una donna generosa negli affetti e molto socievole, confrontandomi con il mio medico mi ha prescritto una terapia magica, chiamata “L’Arca di Leonardo”.
Detto fatto, in pochi giorni sono entrata e mi sono sentita subito accolta, è stato per me emozionante ricevere messaggi nella chat dell’associazione da parte di moltissimi volontari, mi hanno ricordato come basti poco per sentirsi bene e attivi e per questo mi sono divertita a rispondere a tutti per creare da subito una connessione con loro.
I giorni a seguire mi “rideva” il cuore e mi ripetevo: sono una donna fortunata, fortunata sempre.
“Luisa che messaggio vuoi dare alle donne?”
Vorrei ricordare a tutte le donne che l’Amore più grande è amare sé stesse; amandoci riusciamo anche ad amare gli altri di più.
Non lasciate che niente e nessuno vi neghi questa possibilità. Amarsi significa rispettarsi e camminare a testa alta e con dignità nel Mondo.
Federica oggi ha ascoltato i meravigliosi racconti di Luisa e ha condiviso qualcosa di molto prezioso: la complicità, la fragilità e la forza che ci rende oggi fiere di essere donne guidate da un sano egoismo che ci permette di aprire sempre e comunque le porte del cuore agli altri proprio come L’Arca di Leonardo che accoglie tutti dando nuove energie anche a chi le credeva perdute.